AUTONOMIA SOTTO RICATTO
Calderoli «Il federalismo fiscale non può aspettare È la cura alla crisi»Col crac della Grecia l’Europa comincia a dinoccolarsi, e Roberto Calderoli, inesausto ministro per la Semplificazione, tende a semplificare il quadro politico (infrangendo il tabù delle Regioni a statuto speciale).
Calderoli, se le dico: “il federalismo ci costa e se l’effetto domino della Grecia (…)(…) alzerà i tassi, la coperta sarà corta, i soldi mancheranno e i decreti attuativi sono a rischio”, che risponde?
«Che è una cazzata di voi giornalisti. A parte che dipende dalla risposta dei ministri economici dell’Europa, ma dire che il federalismo costa è un ossimoro. ll federalismo risolve la crisi. Serve a ridurre i costi, è perciò Trernon ti insiste: prima lo facciamo meglio è. La prossima riforma fiscale è strutturata in modo da incastrarsi col federalismo fiscale stesso».
Sicchè I benedetti decreti attuativi…
«Sono pronti. Il 21 maggio dovrebbe entrare in Gazzetta ufficiale il primo, poi partirà il secondo sulla fiscalità di Comuni e Province ad inizi giugno, poi ad ottobre quello sui costi e sul fabbisogno standard».
Anche Schifani, si sfoga: «Basta col meridionalismo piagnone». Non è stupito?
«Schifani ha capito che il nostro è un federalismo solidale. I miei problemi stanno sempre nel mantenere l’equilibrio fra Comuni, Province e Regioni. Tutti tendono a tirare la coperta dalla propria parte; e, non fidandosi gli uni delle altre, scoppiano problemi di accavallamento di competenze, per esempio tra Regioni e Province».
Ma non era meglio abolirle, le province?
«Voi giornalisti, superficiali e ignoranti. Se i Comuni sono indispensabili per i servizi dei cittadini, le Province lo sono per tutto il servizio di rete; è impensabile non avere enti intermedi, soprattutto – esempio- tra il paesino della Val Trompia e la Regione».
Ma era necessario, farne 19 di nuove?
«Forse non lo era. Ma perché non rendete pubblico che la razionalizzazione avviene su cose più urgenti? Che 34mila enti intermedi inutili sono stati eliminati? Che abbiamo tagliato il 20% dei consiglieri comunali, e i difensori civici e gli stipendi dei consiglieri regionali che ora sono parificati ai 5600 euro di indennità dei parlamentari e prima arrivavano a 25mila euro al mese?».
Be’, lo sta rendendo pubblico lei, ora.
«…E le Regioni a statuto speciale? In Trentino sono riuscito a ridurre i trasferimenti annuali di 1,3 miliardi. Tra 15 giorni toccherà andare in Val d’Aosta; sto trattando per ridurre i loro di 180 milioni. Poi toccherà alla Sicilia, lì sarà un casino. Conto di portare a casa un risparmio di 2,5 miliardi che non sono una tantum ma per sempre. Cerco, col federalismo, di rendere via via più speciali le regioni ordinarie e più ordinarie quelle speciali. Il problema delle Speciali è che per legge devi patteggiare tutto con loro, ci vuole il consenso per ogni modifica. Spesso l’ottengo instillando il buon senso col ricatto».
Come sarebbe, col ricatto?
«Si, faccio il delinquente, lo ammetto. Lo sa che le Regioni a statuto speciale prendevano l’Iva sull’importazione nonostante, col libero mercato, questa non esista più? Però, per esempio, Bolzano doveva avere 7 miliardi e non voleva sentire ragione, né crisi né altro. lo me ne sono fottuto e intanto gli ho bloccato i trasferimenti, così siamo arrivati a trattare. Certo uno dice: meglio abolirle, ma la legge non lo consente, intanto cominciamo a tagliare piano piano i privilegi. Il vero problema è stata la modica del titolo V della Costituzione, fatta da quegli altri».
Ma non era l’inizio del federalismo?
«Del falso federalismo. Pochi sanno che sono poco meno del 50% degli 8.104 Comuni italiani a ricevere 16 miliardi di trasferimenti e tutti gli altri vivono di altre entrare. E non c’è un senso logico nei trasferimenti di fondi: il Comune di Pozzuoli prende più di molte grandi città, con comuni storicamente di sinistra o cattocomunisti. Tutto questo risale a prima del compromesso storico. Il Pci non poteva governare centralmente perché l’America non lo voleva, così gli furono assegnati fondi per farlo a livello territoriale…».
Tesi non priva di fascino. L’altra -sempre sua- era una “agenzia di rating europea contro gli speculatori”, oltre Moody’s & C.
«In questi anni abbiamo lasciato l’economia in mano a privati che venivano pagati da coloro sui quali dovevano esprimere giudizi; ora c’è la prova provata che quelli erano inaffidabili. Ci saremmo risparmiati crac e speculazioni. Certo c’è già la Bce, in Europa; ma non basta, porterò l’idea al premier».
La crisi è anche colpa delle banche?
«Le speculazioni, Grecia compresa, le fanno proprio le banche che noi abbiamo salvato. Gli istituti devono pagare questa forma di assicurazione da parte degli Stati»
I Comuni che sostenete vi attaccano sul Patto di stabilità.
«Fatto conto della crisi siamo disponibili a un patto diverso da quello attuale (che non esisterà più col federalismo); premieremo i Comuni virtuosi e puniremo i dissipatori».
Si vocifera di elezioni anticipate e governo tecnico.
«Cazzate di voi giornalisti (ovvio, ndr). Il rapporto Bossi-Berlusconi è osmotico. Ogni ipotesi di governo tecnico è roba da vecchia repubblica…».
Articolo di Francesco Specchia - Libero del 9 maggio 2010.
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