giovedì 16 agosto 2007

Un Partito democratico aperto e plurale

di Raimondo Davide Donzel

Ho inviato queste righe sia al “Travail” sia al “Cittadino” con l’auspicio che al più presto le due testate collaborino ad alcune pagine comuni, in cui trovino spazio da subito le riflessioni del Comitato promotore del Partito Democratico e di tutti quei cittadini che intendono contribuire alla nascita di una forza politica che rilanci la Valle d’Aosta. Sin dalla nascita dell’area politica culturale della Gauche Valdôtaine-DS, denominata Area Democratica, che tuttora vanta un forum di discussione molto attivo e vivace, si sono perseguiti alcuni obiettivi fondamentali, quali la trasparenza e la partecipazione. Sentivamo come prioritaria la necessità di riavvicinare le persone alla politica e di uscire dal circolo vizioso che vorrebbe dipingere i cittadini come indifferenti a causa di un ceto politico autoreferenziale e i politici come una “banda di trafficoni”, lontani dai problemi della gente. Premessa indispensabile per conseguire questi obiettivi era un forte richiamo alla dimensione etica e valoriale. E’ stato quindi naturale per Area democratica, collaborando con i giovani della Mozione 2 nell’ultimo Congresso della GV-DS, aderire con convinzione al progetto di dare vita al Partito Democratico, anche se molti nella stessa GV-DS e all’esterno non hanno capito tale scelta per un malinteso senso del “giacobinismo”.

L’interesse per il Partito democratico, infatti, derivava dal fatto che non ci si limitava come in passato a siglare un’alleanza fra forze politiche ma sì un coinvolgimento attivo della società civile, per co- costruire una proposta fortemente innovativa. Una partecipazione, aperta a tutti i simpatizzanti ed elettori di centro sinistra, finalizzata non a creare unicamente un peso elettorale maggiore (che è sempre nell’intento di qualsiasi organizzazione) quanto piuttosto un modo diverso di fare e – mi sento di dire soprattutto – di vivere la politica. La questione etica non poteva essere disgiunta (alfine di non limitarsi ad un generico e stucchevole moralismo) da quella dei contenuti, che doveva caratterizzare l’azione riformatrice del centro sinistra. In questo senso il programma presentato da Veltroni ha aperto un interessante scenario: l’esigenza di un nuovo patto generazionale, la lotta contro la precarizzazione, uno sviluppo economico eco-compatibile e finalizzato al rilancio di un nuovo welfare, la necessità di coniugare il tema della sicurezza e della solidarietà nell’affrontare temi scottanti come l’immigrazione, la chiarezza nella collocazione del futuro PD senza più indulgere al trasformismo italico. E quel che più conta l’apertura della proposta alle sollecitazione dei tanti che vorranno partecipare a questa sfida.

Vi sono anche altri candidati, altri programmi e altre idee, egualmente interessanti e meritevoli di attenzione. E nuovi contributi sono in preparazione. Ritengo che questo sia importante e oso dire entusiasmante: è finalmente il segno che certi modi fare politica stanno andando in soffitta. Le competizioni anche nello stesso schieramento devono essere aperte e vere. Basta coi giochi di potere fra pochi “addetti ai lavori”. L’obiettivo fondamentale del Partito democratico è quello di valorizzare il pluralismo insito nei processi riformatori-democratici (di cui il recente accordo sulle pensioni è un efficace esempio) e va distinto dall’autoritarismo-rivoluzionario o conservatore (che sacrifica sull’altare del cambiamento i processi – talvolta sfibranti ma indispensabili – delle decisioni democratiche). Una pluralità di vedute che non inficia la cornice che in apertura ho indicato; anzi la rafforza. Un costante concorso di idee per riportare l’Italia – e per noi la Valle d’Aosta – al passo degli altri Paesi – e delle altre regioni – dell’Unione europea e tornare ad essere motore attivo dell’Unione medesima. Il confronto tra più candidati ma soprattutto fra più liste avrà senso se il confronto (mai uno scontro) mirerà ad una sintesi che superi le vecchie logiche di corrente che hanno dominato la vita politica dei partiti della prima e seconda repubblica, cristallizzando l’agire politico e paralizzando i processi di ammodernamento delle istituzioni e di sviluppo economico, rispettando le persone e l’ambiente. In Valle d’Aosta il Partito Democratico sta partendo in sordina. Deve superare assolutamente la sterile conflittualità nella componente che proviene dalla GV-DS che rischia di compromettere la straordinaria opportunità che è offerta anche ai valdostani.

Ma è già un successo politico (un grande risultato mi permetto di ribadire) poter constatare che un Comitato promotore regionale sia stato avviato con la collaborazione della GV-DS, della Margherita, di Alé Vallée e di alcuni soggetti della società civile. Alla luce della dimensione federale che sta acquisendo il partito anche in altre regioni, soprattutto del Nord, la proposta politica è affatto diversa da altre esperienze nazionali che hanno avuto successo nella nostra regione. I valdostani potranno cimentarsi in prima persona nella realizzazione del partito a livello locale. E’ questo protagonismo che va sollecitato, coinvolgendo soprattutto le donne – ancora troppo marginali o in ruoli di rappresentanza in Valle – e i giovani (perché questo partito sarà il loro partito di domani) di modo che a breve potremo avere un Partito democratico capace di interpretare al meglio l’esigenza di cambiamento già sollecitata dagli elettori con le Primarie per designare il leader dell’Unione (largamente vinte da Prodi) e con le elezioni politiche del 2006. Non dunque la nascita di un altro partito fra i tanti che continuano a muoversi come se la globalizzazione e i profondi cambiamenti a livello mondiale e locale non avessero avuto effetti sulla nostra regione; ma finalmente un Partito nuovo, rinnovato e democratico non solo nel nome ma nelle forme, nei modi, nei contenuti. Un partito che io auspico si chiami anche Parti démocratique valdôtain (PD-PDV). Ogni cittadino di centro sinistra è chiamato a dare il suo contributo per definire i contenuti del partito a livello regionale e nazionale. Ognuno potrà con il suo voto il 14 ottobre trasformare le idee in realtà. Ognuno tornerà a contare e a incidere sulle sorti della sua regione. La politica che ci ha delusi può tornare a farci sognare. E’ un’occasione che non possiamo perdere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Raimondo,
non penso che risponderti sul tema proposto dal tuo “Manifesto” possa nuocere alla mia e soprattutto alla tua posizione nel forum, anzi. Penso di contro ad un tuo coinvolgimento definitivo che ancora non è venuto e che il nostro partito non ha ancora espresso. Penso a quella persona qualificata e disponibile pronta a mettere sotto i riflettori della responsabilità totale la propria immagine. Leggendo questo tuo pregevole Articolo e che io vedo come un "Manifesto" penso indiscutibilmente ad un prossimo, quanto mai vicino, destino che si possa compiere...Non voglio indicarlo chiaramente per "scaramanzia", ma sono pronto a giurare che le persone che hanno le tue caratteristiche non sono molte. Nel frattempo cercherò di esprimere la mia opinione, rispetto a quanto dici rispetto al progetto PD. In alcuni casi ripeterò concetti già espressi in altri post, dubbi e certezze che coltivo rispetto a questo progetto e che si sono rafforzati o smontati in queste ultime settimane per alcuni modi e logiche di costruzione del PD e per alcuni comportamenti politici tenuti da quelli che in teoria dovrebbero essere i leader del futuro PD. Penso anche che sarebbe ora che le istituzioni interne del nostro partito si sbrighino e accelerino questo discorso, i tempi sono sempre più stretti, a mio modesto avviso. La GENTE deve sapere che parliamo di te, e che la chiarezza sia finalmente sovrana...


1 – Dobbiamo sciogliere tutti i dubbi sul fatto che il progetto PD nasca esattamente dalla base. Ritengo che perfino nella storia del PCI vi siano stati momenti di maggior ascolto della base rispetto a quanto si sta facendo oggi con il progetto PD. In diverse aree territoriali regionali, esponenti dei DS, stanno lamentando questa mancanza di voglia di ascoltare la base, di decidere a priori poltrone e posizioni, esponenti che da tempo sono filo di collegamento con la base. Si stanno anche accorgendo di quanta poca voglia di ascoltarla ci sia e di quanti equivoci di fondo sia stato costellato il cammino verso il PD, nell’ultimo congresso dei DS..

2 - Nel contempo tu citi il fatto che il PD nasce perchè si sente forte l'esigenza di "un modo diverso di fare e – mi sento di dire soprattutto – di vivere la politica". Bene, vedo che tu hai già individuato quale è questo nuovo modo. Si dovrà vivere la politica anche per come la concepisco io, in senso etico e morale, che in fondo è il rispetto delle istituzioni. Lo spettacolo di questi giorni di leader del centro sinistra arroccati a difendere la casta distogliendo l'attenzione dalle inchieste è, diciamolo, penoso.

3 - Un tema legato alla nascita del PD, e che furbescamente si sta cercando di evitare, è legato alla laicità; tu dici che il PD sarà "Una pluralità di vedute che non inficia la cornice che in apertura ho indicato". La pluralità di vedute è coerente con quanto è la mia visione della politica, e che ha come base la laicità. Mi spiego. Ritengo che tutti i cittadini abbiano il diritto del rispetto delle proprie idee morali e religiose. Alla base di questo rispetto ci deve essere però un profondo e indiscutibile rispetto della laicità dello stato che deve permettere ai cittadini di vivere senza discriminazioni la propria vita quotidiana, evitando che l'appartenenza o meno ad un credo sia valore aggiunto rispetto alla posizione che questi assumono nei confronti dello stato stesso. E per laicità dello stato intendo laicità nelle scelte dei cittadini nei più disparati campi, giustizia, scuola, medicina, lavoro,ecc.

4 - Il discorso di Veltroni, ha posto sicuramente al centro dell'attenzione alcuni argomenti importanti, quelli da te citati, ma ha esplicitamente saltato alcuni punti fondamentali per una forza politica che si prefigge ciò che il PD vuole essere: “Ha saltato un argomento fondamentale come quello del conflitto d'interessi, e non mi si dica che è superato”. Ancora oggi è palese quanto non aver affrontato a suo tempo e nei giusti modi quel problema abbia ripercussioni sulla politica in Italia. Dunque sarà necessario richiamare discorsi e temi come mafia e organizzazioni criminali, che oggi come oggi riguardano in modo palese, inteso come controllo del territorio, ampie zone del sud del Paese, ed in modo meno palese anche i centri di potere economico, con controlli meno evidenti ma ben più sostanziosi per quanto riguarda i capitali coinvolti all’estero. I fatti sanguinosi di Duisburg poi ci fanno ancor più pensare. Veltroni propone un paese che sicuramente molti condividono, ma per arrivare a quel paese vanno affrontate problematiche per cui si è detto poco o nulla dei modi con cui le si vogliono affrontare.

5 - E con questo chiudo. L'atteggiamento critico, per quanto riguarda gli scettici, verso il progetto PD è essenzialmente dovuto al fatto che ho come l'impressione, che la nascita del PD è dovuta alla necessità di non fare politica attiva, ma di adeguarsi al modello del partito di plastica. Dobbiamo abbandonare ogni velleità di lavorare solo sull’ immagine, sugli spot e sugli slogan. Dobbiamo invece riprendere le buone abitudini di sempre, per evitare la poca presenza nel territorio, la poca voglia di confrontarsi con i cittadini. Una politica sempre meno leaderistica e sempre più popolare, non più da salotto tv, ma da cortile o piazza del paese. Un ponte verso la gente, come scrivo da tempo. Si tratta di rinunciare ad assumere uno stile che acuisce le distanze con il paese, un mix tra la casta arroccata e i politici del faccio – tutto - io. Su temi forti, certo difficili, non ci dobbiamo accodare a posizioni del centrodestra, e a volte alle piazze più becere. Tu sai benissimo che sempre più in molte troppe realtà locali, vedere la nostra Valdostana, esponenti del centrosinistra sono difficilmente distinguibili, per stile, idee, modi di porsi, a quelli del centro destra. La cosa che più mi darebbe soddisfazione in queste settimane è quella di non etichettare che chi non è pro PD, sia vecchio, superato, polemico, non disponibile al cambiamento, non al passo con la storia. Dobbiamo acquisirli alla nostra causa, anche se loro continuano a fare delle resistenze alcune volte inaccessibili...

Beh caro Raimondo, per tanti di noi ci sono valori imprescindibili, valori che ci hanno dato fin da piccoli, che sono le fondamenta della nostra vita; chiederci di demolire quei valori, di abbatterli, o anche solo di abbandonarli non avrebbe senso di per se. Una forza politica che vuole cambiare può farlo, può costruire altri livelli, può ammodernare se stessa e il paese, non abbattere queste “fondamenta”. E per me laicità, antifascismo, moralità, coerenza, pace, sono valori che fanno le fondamenta della mia vita.

AUGURI

faustocoppi

Anonimo ha detto...

L’Illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sàpere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!

Questo è ciò che noi tutti abbiamo capito, caro Raimondo.Hai avuto il coraggio di usarla per una causa giusta. In bocca al lupo!

VOCI DALL"ASSEMBLEA DEI DELEGATI

Area Democratica di Giorgio Bruscia
E' mio parere che sia giunta l'ora di formalizzare al nostro interno, una nuova sensibilità politica con nuovi principi che contrastino il formarsi di stravolgimenti, incomprensioni che ci allontanano dal retroterra culturale liberalsocialista che ci ha distinto e connotato. La composizione di questa Area Democratica tende a colmare alcune mancanze, ripensare le diverse amnesie, correggere le molte revisioni che il nostro partito e qui parlo di quello regionale, ha patito costantemente nel tempo. Ho deciso di non confidare più sui nostri riformisti al prosciutto. Noi crediamo negli azzeramenti e nelle successive ricostruzioni. Non vogliamo più sentir parlare di riforma se la parola significa spostare due virgole, purché tutto resti com'è. Ad esempio si è capaci di riformare la complicata situazione finanziaria del partito rendendo inamovibile e certo l’autofinanziamento, basandolo su regole certe, chiare, condivise e rispettate?

La passione politica è finita? di Raimondo Donzel
“I partiti di oggi sono macchine di potere e di clientela: scarsa conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, programmi pochi o vaghi, passione civile, zero.” Queste sono parole di E. Berlinguer. Sono passati 25 anni; ma come sono attuali. La questione morale resta il punto di partenza di ogni ragionamento. È lì a pungolare il nostro agire quotidiano. Per ritrovare un luogo vero di dibattito, alcuni compagni hanno deciso di costruire un’Area democratica. Contro i metodi improvvisati e/o autoritari l’Area democratica vuole che la politica possa tornare ad essere spazio collettivo di espressione autentica delle persone. Fassino promuove il riformismo. Ma ci sono due riformismi. Quello delle chiacchiere e quello dei fatti, che crea rotture e anche scontro sociale (perché attacca lobbies e privilegi). Per fare le riforme ci vuole coraggio (Blair, Zapatero). Di quale riformismo stiamo parlando in Valle d’Aosta?

Partecipazione e discussione della base di Gianfranceschi Paolo
Che siamo tutti democratici non vuol dire nulla, la Partecipazione, la discussione, la sintesi, fanno la democrazia. La nascita di un partito democratico, non è un evento che innalza i nostri cuori. Sopratutto se di questo futuro partito non sappiamo nulla, se non cronache minuziose e forse faziose che documentano la ricerca d’affannosi equilibri tra gruppi dirigenti che lo promuovono o l'ostacolano. Quindi per tutto ciò attenderei i tempi del dibattito nazionale perchè i tempi unici e compressi sono sempre troppo coercitivi. In attesa aderirò al progetto di Area Democratica, proposto dal compagno Donzel dove la "partecipazione" "discussione" e "sintesi" dei compagni della base saranno essenziali, per continuare a lottare, e credere nei valori della sinistra.

Torniamo al dialogo con la gente di Emilio Zambon
Nonostante quel che se ne dica, la logica delle mozioni del Congresso di Quart non è affatto superata. Infatti, mai come oggi, il dibattito politico all’interno del nostro partito è bloccato in uno sterile ostacolarsi tra i due schieramenti, con mezzi talvolta ai limiti delle regole. Questo non interessa, anzi infastidisce i nostri iscritti della Base, che mai come adesso si sentono poco rappresentati dal Partito e faticano a comprendere il suo Gruppo Dirigente. Per un Partito che fa dell’etica la propria bandiera e della presenza sul territorio la propria forza trainante, questo è grave e ci obbliga ad una preoccupata riflessione. Dobbiamo tornare al dialogo con la gente comune; devono tornare argomento centrale del nostro discutere i problemi dei Cittadini e del Territorio, solo così potremo uscirne con un Partito più forte, rinnovato, credibile, Democratico.