mercoledì 14 marzo 2007

COSA SAREMO NOI, DS-GV, DOPO IL CONGRESSO?

di Giorgio Bruscia, dal "Travail" n. 4 del 01.03.2007
Il congresso d’aprile dei Ds “nazionali”, che aprirà da qui a poco la sua fase, porta l'organizzazione dei Ds “valdostani” a riflettere su se stessa e sulla sua stessa esistenza. Infatti, se come sembra, i DS nazionali incentreranno il loro futuro congresso sulla costituzione del Partito Democratico, è ovvio che la Gauche farà come ha sempre fatto da corollario e avrà come snodo principale la medesima prospettiva. Chiariamo subito: noi di Area Democratica siamo critici per il progetto del PD tout court, così com’è cioè senza nessun apporto critico! Resteremo critici anche a cose fatte, se mancherà qualunque tipo di discussione. Voci d’incontri con altri partiti, di strategie già pronte e studiate da pochi intimi, a noi lasciano il tempo che trova. La questione che ci riguarda più da vicino, e rende più pressante la nostra richiesta di chiarimento è capire (come Ds-Gv), cosa sarà di noi e cosa saremo noi dopo il congresso. C’è assicurato che in Valle c'è una progenie diessina entusiasta di questi tipi d’alleanze autonomiste-riformiste. Si sostiene d’altro canto che gli iscritti diessini non sono più né ex né post (comunisti). Allora vorrei inserirmi in queste considerazioni per dire che possiamo essere qualcos'altro. Sì, apparteniamo ad Area Democratica e al momento, il nostro è il modo alternativo d’essere Ds-Gv. Abbiamo la sana presunzione di adoperarci per fare una politica coraggiosa, concreta e non sempre basata sul continuo discredito di quei compagni, che non ci sta a vedere declinare il partito. Purtroppo sin dal momento della nostra comparsa ufficiale ci vediamo nel mirino di una critica spietata ai limiti dell’offesa. Ci dicono: in momenti tragici chi non è disposto all’eventualità d’accordi, pur di salvaguardare il partito? La politica è fatta anche di questo! D’accordo rispondiamo, ma questi intenti dovranno essere chiari ai cittadini, e non restare frutto di manovre segrete. Lo spirito etico deve rispondere sempre all'esigenza di soddisfare i diritti complessivi e non gli interessi di pochi già al potere. Vogliamo un partito realizzato col contributo di molti, che fa del pluralismo una ricchezza e non un limite. Abbiamo ancora voglia di sognare, di progettare. Non ci basta più vivere alla giornata. Leggendo sulle disomogenee posizioni dei nostri dirigenti, mi sono detto: ma quale sarà quell’espressa dalla maggioranza? Si conciona di rinnovo delle classi dirigenti e di nuovo modo di fare politica. Da tempo si discute di una rinascita morale, ma nella nostra compagine dirigenziale staziona un alto grado di litigiosità. Questa è ormai sotto gli occhi di tutti. Basta andare su una qualunque pagina di cronaca politica valdostana e si leggerà di tutto! Ed è una vergogna! Molti attori legati ai Ds (assessore, consigliere, ecc) pensando al proprio orticello si estraniano dall’interesse generale dei valdostani e dei Ds in particolare. Un dolore profondo, per quelli che come noi credono ancora nella politica! I giovani poi, quasi non l’amano più, percependo nel loro atteggiamento, indifferenza. Cari compagni, il dovere d’Area Democratica, è ridare al maggior partito della sinistra valdostana, quell’autorevolezza che le compete e che da sempre le spetta. Non solo come entità numerica, ma come primaria forza politica, ispiratrice e competente. Ora si presenteranno le occasioni per tutti i partiti progressisti valdostani, di chiarirsi e aggregarsi non solo a parole, ma anche nei programmi. E qui non concederemo la facoltà di porci condizioni. Essi devono sapere che non stiamo svendendo nulla. Il nostro partito non è all’incanto per il migliore offerente. Oggi Area Democratica opporrà con serenità la propria vivacità e freschezza d’idee.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grande Giorgio...
Le tue parole e la tua passione per la politica non fanno che dimostrare quanto sia bello continuare a lottare.
Sono sempre più fiera di essere parte di AD

VOCI DALL"ASSEMBLEA DEI DELEGATI

Area Democratica di Giorgio Bruscia
E' mio parere che sia giunta l'ora di formalizzare al nostro interno, una nuova sensibilità politica con nuovi principi che contrastino il formarsi di stravolgimenti, incomprensioni che ci allontanano dal retroterra culturale liberalsocialista che ci ha distinto e connotato. La composizione di questa Area Democratica tende a colmare alcune mancanze, ripensare le diverse amnesie, correggere le molte revisioni che il nostro partito e qui parlo di quello regionale, ha patito costantemente nel tempo. Ho deciso di non confidare più sui nostri riformisti al prosciutto. Noi crediamo negli azzeramenti e nelle successive ricostruzioni. Non vogliamo più sentir parlare di riforma se la parola significa spostare due virgole, purché tutto resti com'è. Ad esempio si è capaci di riformare la complicata situazione finanziaria del partito rendendo inamovibile e certo l’autofinanziamento, basandolo su regole certe, chiare, condivise e rispettate?

La passione politica è finita? di Raimondo Donzel
“I partiti di oggi sono macchine di potere e di clientela: scarsa conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, programmi pochi o vaghi, passione civile, zero.” Queste sono parole di E. Berlinguer. Sono passati 25 anni; ma come sono attuali. La questione morale resta il punto di partenza di ogni ragionamento. È lì a pungolare il nostro agire quotidiano. Per ritrovare un luogo vero di dibattito, alcuni compagni hanno deciso di costruire un’Area democratica. Contro i metodi improvvisati e/o autoritari l’Area democratica vuole che la politica possa tornare ad essere spazio collettivo di espressione autentica delle persone. Fassino promuove il riformismo. Ma ci sono due riformismi. Quello delle chiacchiere e quello dei fatti, che crea rotture e anche scontro sociale (perché attacca lobbies e privilegi). Per fare le riforme ci vuole coraggio (Blair, Zapatero). Di quale riformismo stiamo parlando in Valle d’Aosta?

Partecipazione e discussione della base di Gianfranceschi Paolo
Che siamo tutti democratici non vuol dire nulla, la Partecipazione, la discussione, la sintesi, fanno la democrazia. La nascita di un partito democratico, non è un evento che innalza i nostri cuori. Sopratutto se di questo futuro partito non sappiamo nulla, se non cronache minuziose e forse faziose che documentano la ricerca d’affannosi equilibri tra gruppi dirigenti che lo promuovono o l'ostacolano. Quindi per tutto ciò attenderei i tempi del dibattito nazionale perchè i tempi unici e compressi sono sempre troppo coercitivi. In attesa aderirò al progetto di Area Democratica, proposto dal compagno Donzel dove la "partecipazione" "discussione" e "sintesi" dei compagni della base saranno essenziali, per continuare a lottare, e credere nei valori della sinistra.

Torniamo al dialogo con la gente di Emilio Zambon
Nonostante quel che se ne dica, la logica delle mozioni del Congresso di Quart non è affatto superata. Infatti, mai come oggi, il dibattito politico all’interno del nostro partito è bloccato in uno sterile ostacolarsi tra i due schieramenti, con mezzi talvolta ai limiti delle regole. Questo non interessa, anzi infastidisce i nostri iscritti della Base, che mai come adesso si sentono poco rappresentati dal Partito e faticano a comprendere il suo Gruppo Dirigente. Per un Partito che fa dell’etica la propria bandiera e della presenza sul territorio la propria forza trainante, questo è grave e ci obbliga ad una preoccupata riflessione. Dobbiamo tornare al dialogo con la gente comune; devono tornare argomento centrale del nostro discutere i problemi dei Cittadini e del Territorio, solo così potremo uscirne con un Partito più forte, rinnovato, credibile, Democratico.