mercoledì 9 maggio 2007

La locomotiva staccata

di Giorgio Bruscia

Come tutti i militanti di base, sento un fortissimo senso di appartenenza non tanto verso il contenitore-partito, ma nei confronti del suo contenuto, fatto di passioni, sentimenti, idee, umanità, sensibilità, che ogni giorno si confrontano e lavorano insieme per la realizzazione di un grande progetto comune. Personalmente ho attraversando un sincero travaglio interiore dopo avere fatto questo tipo di scelta, assumere le mie responsabilità e partecipare alla mozione Fassino per un nuovo partito. Non ho avuto nessuna pregiudiziale nei confronti del PD, anzi,…; ma non è facile conciliare i sentimenti con la ragione. Premesso questo, penso che ci sia un rapporto tra i fini e mezzi per perseguirli.

Quando vado alla stazione e salgo su un treno, non guardo se il sedile è scomodo, il colore della tappezzeria o se il prezzo da pagare è più o meno alto; la cosa più importante è che mi porti a destinazione nel minor tempo possibile. In politica è la stessa cosa, ma c'è chi preferisce salire sulla carrozza più confortevole anche se staziona su un binario morto, staccata dalla locomotiva. E’ quello che vedo accadere quotidianamente quando vedo compagni che continuano, imperturbabilmente, cercare di salire su quelle bellissime carrozze, staccate dalla locomotiva!

In un mondo in continua e rapida evoluzione o ci poniamo l'obbiettivo di guidare i processi storici, o li subiamo. La domanda da porsi è questa: i Ds-Gv sono in grado di assolvere a questo compito o serve uno strumento nuovo? E’ questo il punto da cui partire e su cui aprire una riflessione seria e razionale. Il presunto abbandono delle proprie radici è una grande baggianata. Io sono sempre me stesso sia quando sono in sezione, che quando sono a casa davanti al Pc o nel mondo sofferente che vedo negli ospedali da tempo praticati. La mia cultura, le mie idee, i miei valori fanno parte del mio Dna e non cambiano in base al nome dell'organizzazione dove milito, neppure se lo volessi. La vera questione è se il nuovo soggetto politico che deve nascere rappresenti o meno uno strumento utile alla costruzione dei miei obbiettivi, che restano immutati. Dare un vero partito democratico, lontano dagli equivoci di fondo, e che guardi al partito di riferimento nazionale.

1 commento:

giorgio.b ha detto...

“Noi siamo convinti che il
mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere
conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo,
del suo benessere, della sua felicità . La lotta per questo obiettivo è
una prova che può riempire degnamente una vita.”

E. Berlinguer

VOCI DALL"ASSEMBLEA DEI DELEGATI

Area Democratica di Giorgio Bruscia
E' mio parere che sia giunta l'ora di formalizzare al nostro interno, una nuova sensibilità politica con nuovi principi che contrastino il formarsi di stravolgimenti, incomprensioni che ci allontanano dal retroterra culturale liberalsocialista che ci ha distinto e connotato. La composizione di questa Area Democratica tende a colmare alcune mancanze, ripensare le diverse amnesie, correggere le molte revisioni che il nostro partito e qui parlo di quello regionale, ha patito costantemente nel tempo. Ho deciso di non confidare più sui nostri riformisti al prosciutto. Noi crediamo negli azzeramenti e nelle successive ricostruzioni. Non vogliamo più sentir parlare di riforma se la parola significa spostare due virgole, purché tutto resti com'è. Ad esempio si è capaci di riformare la complicata situazione finanziaria del partito rendendo inamovibile e certo l’autofinanziamento, basandolo su regole certe, chiare, condivise e rispettate?

La passione politica è finita? di Raimondo Donzel
“I partiti di oggi sono macchine di potere e di clientela: scarsa conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, programmi pochi o vaghi, passione civile, zero.” Queste sono parole di E. Berlinguer. Sono passati 25 anni; ma come sono attuali. La questione morale resta il punto di partenza di ogni ragionamento. È lì a pungolare il nostro agire quotidiano. Per ritrovare un luogo vero di dibattito, alcuni compagni hanno deciso di costruire un’Area democratica. Contro i metodi improvvisati e/o autoritari l’Area democratica vuole che la politica possa tornare ad essere spazio collettivo di espressione autentica delle persone. Fassino promuove il riformismo. Ma ci sono due riformismi. Quello delle chiacchiere e quello dei fatti, che crea rotture e anche scontro sociale (perché attacca lobbies e privilegi). Per fare le riforme ci vuole coraggio (Blair, Zapatero). Di quale riformismo stiamo parlando in Valle d’Aosta?

Partecipazione e discussione della base di Gianfranceschi Paolo
Che siamo tutti democratici non vuol dire nulla, la Partecipazione, la discussione, la sintesi, fanno la democrazia. La nascita di un partito democratico, non è un evento che innalza i nostri cuori. Sopratutto se di questo futuro partito non sappiamo nulla, se non cronache minuziose e forse faziose che documentano la ricerca d’affannosi equilibri tra gruppi dirigenti che lo promuovono o l'ostacolano. Quindi per tutto ciò attenderei i tempi del dibattito nazionale perchè i tempi unici e compressi sono sempre troppo coercitivi. In attesa aderirò al progetto di Area Democratica, proposto dal compagno Donzel dove la "partecipazione" "discussione" e "sintesi" dei compagni della base saranno essenziali, per continuare a lottare, e credere nei valori della sinistra.

Torniamo al dialogo con la gente di Emilio Zambon
Nonostante quel che se ne dica, la logica delle mozioni del Congresso di Quart non è affatto superata. Infatti, mai come oggi, il dibattito politico all’interno del nostro partito è bloccato in uno sterile ostacolarsi tra i due schieramenti, con mezzi talvolta ai limiti delle regole. Questo non interessa, anzi infastidisce i nostri iscritti della Base, che mai come adesso si sentono poco rappresentati dal Partito e faticano a comprendere il suo Gruppo Dirigente. Per un Partito che fa dell’etica la propria bandiera e della presenza sul territorio la propria forza trainante, questo è grave e ci obbliga ad una preoccupata riflessione. Dobbiamo tornare al dialogo con la gente comune; devono tornare argomento centrale del nostro discutere i problemi dei Cittadini e del Territorio, solo così potremo uscirne con un Partito più forte, rinnovato, credibile, Democratico.